È una data strana quella del’11 settembre. Una data che a tutti noi riporta inequivocabilmente alla memoria una delle più grandi tragedie vissute dall’umanità nei tempi recenti. Una data che è rimasta scolpita nella nostra mente: chi c’era e aveva l’età per ricordarsene, potrebbe dire ancora esattamente cosa stava facendo quel giorno, nel preciso momento in cui ha ricevuto la notizia dell’attacco alle torri gemelle del World Trade Center. E ricorderà benissimo tutto lo sgomento e lo smarrimento provato nel vedere le immagini e i filmati che arrivavano da oltre oceano. È questa la cosa strana dell’11 settembre. Quasi nessuno di noi era lì, abbiamo vissuto questa tragedia da lontano, dalle nostre case, attraverso le televisioni e i telegiornali. Ma era un po' come se anche noi fossimo a Manhattan. Come se la tragedia vissuta da milioni di persone fosse in realtà anche un po' la nostra.
Mi sono interrogata spesso sul perché. È giusto riconoscere che si è trattato di un evento senza precedenti in epoca recente e che anche per questo ha scosso le coscienze di moltissime persone. Certamente l’umana compassione non conosce limiti così come il senso di fratellanza ma credo ci sia di più. Sono accadute altre tragedie, altri attentati ma nessuno ha avuto una risonanza così profonda. E non parlo di risonanza mediatica, ma soprattutto umana. Mi chiedo se sarebbe successa la stessa cosa se ad essere colpita fosse stata un’altra delle grandi metropoli americane o europee. La mia risposta è no. Non credo che sarebbe stata la stessa cosa. Uno dei motivi per cui tutti ricordiamo l’11 settembre 2021 è perché quel giorno è stato colpito un simbolo dei nostri tempi: New York City.
Non so se siete mai stati a New York ma scommetto che, se dico Central Park o Brooklyn Bridge o Empire State Building, sapete esattamente di cosa sto parlando. La grande mela è una città che fa parte della vita e dell’immaginario di tutti, volente o nolente. Chi può dire di non riconoscere a colpo d’occhio alcuni dei suoi scorci più iconici e famosi? Direi nessuno perché questa metropoli, seppur a migliaia di chilometri di distanza è parte del nostro mondo. Attraverso il cinema, le serie tv, la musica e l’arte, New York si è presa un angolino della nostra quotidianità. Al di là di quello che per alcune persone può rappresentare questa città, New York è sempre stata un simbolo di libertà, di opportunità e possibilità di affermazione personale. A New York chiunque abbia un sogno può provare a realizzarlo. A New York ognuno di noi è libero di essere sé stesso. Ovvio, la realtà è diversa e più complessa, ma i principi e la visione che ancora sorreggono l’ideale di New York City non sono cambiati. New York è il simbolo dell’affermazione dell’uomo, dei suoi sogni e della sua realizzazione come individuo. Un grande monumento, pulsante di vita e frenesia, che celebra tutte quelle persone che hanno avuto una visione e la volontà per portarla a compimento. New York è la rappresentazione vivente delle innumerevoli possibilità che la vita può offrire. Niente di più e niente di meno.
E chi di noi non ha un sogno? Chi non ha mai pensato almeno una volta nella vita di lasciar da parte le paure per provare a realizzarlo? Di tentare il salto? Chi non avrebbe voluto, almeno una volta, sentirsi completamente libero di essere sé stesso, senza vincoli o pregiudizi? Ecco perché New York è un simbolo che appartiene un poco a tutti noi.
Credo sia questo uno dei motivi principali per cui l’11 settembre 2001 ci ha sconvolti così nel profondo. Lasciamo stare le paure, il senso di minaccia e la comune pietà che senza dubbio abbiamo provato tutti, credo fermamente che ciò che ha reso indelebile quel giorno è che ognuno di noi ha visto sgretolarsi davanti ai propri occhi il simbolo di un sogno, ognuno di noi ha visto andare in pezzi il luogo dove tutto era possibile. E dove l’impensabile è invece accaduto.
Sono passati ventidue anni da quel giorno e se c’è qualcosa che abbiamo imparato è che non ci eravamo sbagliati.
New York e i suoi abitanti sono davvero quel simbolo di forza e tenacia che tutti immaginavamo e conoscevamo da lontano. La resilienza che hanno dimostrato, il desiderio di rialzarsi dopo essere finiti al tappeto, la solidarietà e il coraggio che hanno saputo tirare fuori da sotto le macerie e dai loro cuori distrutti sono un esempio per ognuno di noi. Per questo è importante la memoria, non dimenticare. Sicuramente per non compiere gli stessi errori del passato, frase piuttosto banale me ne rendo conto, ma è un dato di fatto che ciascuno debba fare la propria parte affinché certi orrori non si ripetano, e mai come in questo caso abbiamo avuto la dimostrazione che l’operato di poche persone può davvero fare la differenza. Onorare la memoria dell’11 settembre 2001 però, per me è qualcosa di più. È ricordarsi di non arrendersi davanti alle difficoltà. Di lavorare sodo per costruirsi un futuro migliore. Di mettersi da parte per mandare avanti chi ha più bisogno. Dell’importanza di una comunità unita. Della capacità di spezzarsi ma non piegarsi, e poi rimettersi in piedi, un pezzo per volta. È ricordarsi di onorare la vita senza darla mai per scontata perché il presente è l’unica certezza che abbiamo.
Commenti
Al momento non ci sono commenti.