Mi sono fatta diverse volte questa domanda. Si nasce viaggiatori o lo si diventa nel corso della propria vita? Nasciamo con il gene del viaggio o la voglia di scoperta è una caratteristica che sviluppiamo strada facendo?
Io credo che viaggiatori si diventi. E soprattutto che si impari ad esserlo. E credo che sia la vita ad insegnarcelo.
Viaggiare non significa salire su un aereo e raggiungere destinazioni lontane. Viaggiare, viaggiare veramente, significa mettere in un angolo le proprie certezze ed aprire gli occhi su quello che ci circonda. E imparare a guardare. E dopo aver capito come e dove guardare, imparare a vedere, a conoscere.
Spesso si fa l’errore di pensare che viaggiare significhi necessariamente raggiungere l’altro capo del mondo ma non è così, si può essere viaggiatori anche nella propria città o nel proprio paese. Quello che conta è la voglia di lasciarsi stupire, il desiderio di scoperta e il desiderio di far parte di un orizzonte più vasto di quello in cui siamo spesso incastrati.
Io ho iniziato a viaggiare da adulta. Quando ero bambina sono sempre andata in vacanza insieme alla mia famiglia, abbiamo vissuto molte bellissime esperienze e trascorso momenti indimenticabili ma a casa nostra l’idea di viaggio, quello vero, con la V maiuscola non è mai stata presente. Sono figlia deli anni ’80 e come da tradizione d’inverno si andava a sciare e d’estate al mare. Sono state vacanze meravigliose di cui conservo splendidi ricordi e mi ritengo davvero molto fortunata per aver avuto la possibilità di godere di questi momenti di felicità insieme alla mia famiglia, ma solo più avanti nel tempo è maturata la mia concezione del viaggio. Dopo i 18 anni ho fatto qualche puntatina all’estero ma sempre con compagni di avventure che mal si adattavano all’idea del viaggiatore. Anche qui, belle vacanze ma il viaggio è un’altra cosa. Oltretutto ammetto candidamente di essere stata parte di quella categoria di persone che i viaggiatori vedono un po' come il fumo negli occhi... “Perché dovrei percorrere km e km quando qui ho tutto quello che serve?” “Non esiste nulla di meglio della cucina del mio Paese!” “Il mio è il paese più bello del mondo” … e via con le solite frasi fatte e preconcetti, tipici di chi nella vita non ha mai messo piede fuori dal proprio quadratino di certezze ed è anche tendenzialmente un po' presuntuoso.
Quindi posso dire con assoluta certezza di non essere nata viaggiatrice.
Ma viaggiatori lo si può diventare, ve lo garantisco.
A volte basta un’esperienza, una persona, una situazione… scatta come una scintilla e tutto cambia.
Nel mio caso le scintille sono state 2.
La prima l’ha accesa Francesco, il mio compagno di vita e di viaggi, che mi ha spronata ad allargare i miei orizzonti e a vedere il mondo con curiosità e non con diffidenza. Quando abbiamo iniziato a viaggiare insieme le cose sono cambiate e da semplici vacanze le nostre sono diventate esperienze a tutto tondo.
La seconda scintilla però, quella che ha cambiato per sempre il mio concetto di viaggio, è scoccata a Bali. Questo paese meraviglioso mi ha fatto definitivamente aprire gli occhi. È lì che ho smesso di guardare ed ho iniziato a vedere.
Immersa in tutta la sua bellezza ho scoperto una cultura millenaria ed una spiritualità capaci di rasserenare anche l’animo più inquieto. Un’esplosione di colori, sapori e profumi che mi hanno fatto girare la testa e innamorare irrimediabilmente di quella terra. La quotidiana solennità dei balinesi, unita alla loro gentilezza e ai loro splendidi sorrisi mi hanno fatto capire quanto fossi stata miope fino a quel momento e quanta meraviglia ci sia nel mondo, basta solo aprire gli occhi e guardare. Qui per la prima volta non mi sono sentita ospite, ma parte del mondo che stavo esplorando. E questo ha fatto la differenza.
Da lì è iniziato tutto. La voglia di scoperta, la curiosità verso ciò che non conosco ed il bisogno di comprendere e di imparare, il desiderio di condivisione, la necessità di rivedere l’idea di radici. Quello che non immaginavo è che il tutto crea una fortissima dipendenza e una volta che hai iniziato, una volta che hai scoperto che il mondo è un posto meraviglioso, non ti basta più il quadratino dove hai passato la tua vita fino a quel momento, quella che viene chiamata wanderlust prende il sopravvento e casa non è più solo la residenza registrata all’anagrafe ma si diviene cittadini del mondo e casa diventa una terra piena di possibilità ed esperienze.
Un’altra lezione importantissima che ho imparato a Bali è che viaggiare ti cambia nel profondo. Ogni viaggio lascia su di te splendide cicatrici che non se ne andranno mai. Un viaggio non ti scivola mai addosso. Un viaggio vero lo senti sotto alla pelle e ti entra nell’anima. Un viaggio ti cambia la testa e modella i tuoi pensieri e il tuo sentire. Chi viaggia accetta questo continuo cambiamento e non gli oppone resistenza, anzi, lo cerca costantemente. Perché ogni esperienza vissuta arricchisce. Chi viaggia si rende vulnerabile alle emozioni e vive di esse, non conta se a provocarle sia uno splendido panorama o gli occhi scintillanti di un bambino incontrato per strada, ciò che conta è la disponibilità ad aprire il cuore.
È questo che contraddistingue un viaggiatore: la curiosità, l’inquietudine, la voglia di conoscere sempre luoghi e culture diverse, la fame di emozioni. Ad un viaggiatore non basta mettere la bandierina sul mappamondo e fare gara a chi ha visitato un maggior numero di paesi. Un viaggiatore è colui che vuole conoscere un luogo ed i suoi abitanti, la sua cultura e la sua cucina, e che in questo si immerge completamente. È colui che vuole scoprire un mondo nuovo e di quel mondo fare parte. È colui che si mette a parlare con la gente del posto e che spesso ascolta invece di raccontare.
Non esiste sensazione più bella di quella di trovarsi a casa in ogni parte del mondo.
E tu? In quale luogo hai capito di essere un viaggiatore?
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